Il regime agevolativo è applicabile ai nuovi contratti che verranno sottoscritti nel corso dell’anno 2019. Si tratta, in particolare, di contratti di locazione:
- aventi ad oggetto unità immobiliari accatastate nella categoria C/1 – Negozi e botteghe e di superficie sino a 600 mq (esclusa quella delle pertinenze) e relative pertinenze locate congiuntamente;
- in cui il locatore è soggetto IRPEF, non esercente attività d’impresa;
- stipulati nel corso dell’anno 2019, sempreché al 15 ottobre 2018 non risulti già in essere un contratto non scaduto, tra i medesimi soggetti e per lo stesso immobile. Il contratto di locazione non deve essere stato interrotto anticipatamente rispetto alla scadenza naturale.
La “cedolare secca” e la Legge di bilancio per il 2019
L’opzione per l’imposta cedolare (detta anche “tassa piatta”) nell’ambito dei redditi da locazione consente al contribuente di essere assoggettato ad un’unica imposta di importo percentuale fisso (e non a quella marginale derivante dall’IRPEF) a patto, da un punto di vista economico, di rinunciare all’adeguamento ISTAT del canone di locazione per tutta la durata del contratto (quattro anni rinnovabili). L’imposta cedolare sugli affitti commerciali (così come, peraltro, quella sulle unità immobiliari a destinazione abitativa) sostituisce le seguenti imposte e tasse che si dovrebbero comunemente versare e che sono:
- IRPEF o IRES (per i soggetti che non sono persone fisiche – e vedremo poi il perchè)
- Addizionale regionale e Addizionale comunale (per la parte derivante dal reddito dell’immobile)
- Imposta di registro (compresa quella su risoluzione e proroga del contratto di locazione)
- Imposta di bollo (compresa quella, se dovuta, sulla risoluzione e sulle proroghe)
La finalità è certamente quella di godere di una semplificazione nell’ambito della gestione delle locazioni avendo certezza ...