In Italia, stando ai dati Eurostat, solo l’8% degli adulti italiani (25-64 anni) nel 2018 ha partecipato ad attività di formazione. È inoltre noto che la vita lavorativa si è via via allungata e che un lavoratore over 50 è considerato “vecchio”, a meno che questi non presenti particolari competenze.
Anche l’Europa non ha dati entusiasmanti, ma il nostro è uno tra i paesi con quota maggiore di lavoratori a forte rischio di automazione.
In quest’ottica, diviene evidente la necessità di formarsi per incrementare quella che è la conoscenza acquisita con il lavoro: le competenze, siano queste trasversali o tecniche, devono essere continuamente aggiornate, in modo tale da tenere il ritmo imposto dalla quarta rivoluzione industriale.
Tanto per le aziende quanto per i lavoratori, investire in formazione risulta dunque indispensabile e questo compito risiede nel soggetto pubblico, che deve sospingere e adeguare la formazione alle esigenze del mondo del lavoro, ma anche nelle imprese, che devono maturare la consapevolezza di avere un ruolo attivo sul tema.
A tal proposito, un ruolo importante è svolto anche dalla contrattazione collettiva: la formazione è infatti tra le materie facilmente attribuibili come competenza dei Contratti Collettivi di Lavoro (CCNL), attraverso la regolamentazione di tematiche quali congedi per formazione professionale e riqualificazione dei lavoratori, diritto allo studio per lavoratori e studenti lavoratori universitari, sussidi economici.
La contrattazione per la formazione: alcuni esempi
Le Parti Sociali possono intervenire in materia di formazione attraverso diversi strumenti. Vediamo più da vicino due esempi: il CCNL Metalmeccanici e quello Chimico-Farmaceutico.
CCNL METALMECCANICI
Diritto soggettivo alla formazione
Il CCNL Metalmeccanici (il cui ultimo rinnovo è stato siglato il ...