I fatti
Nel 2002 un condominio convenne avanti al Tribunale di Salerno il condominio ove abitava, chiedendone la condanna al risarcimento dei danni alla persona patiti in conseguenza di una caduta occorsagli mentre percorreva le scale del suddetto fabbricato, rese scivolose da una "sostanza liquida".
Il Tribunale rigettava la domanda ritenendola non provata. La sentenza veniva, quindi, appellata, ma anche la Corte d’Appello confermava la sentenza del Giudice di prime cure. Il giudice d'appello, però, in ciò dissentendo dal Tribunale, affermò che doveva ritenersi veritiera la presenza della macchia di liquido sulle scale (ritenendo dimostrato il nesso di causalità fra la caduta e le lesioni), ma aggiunse, tuttavia, che la domanda non poteva essere accolta perché mancava la prova che l'attore avesse adottato la normale diligenza nello scendere le scale, prestando la dovuta attenzione.
Avverso detta sentenza veniva, poi, proposto, dal condomino, ricorso avanti la Suprema Corte di Cassazione la quale ha rigettato il dispiegato ricorso in quanto, secondo la prospettazione del ricorrente, che la Corte d’Appello avrebbe invertito l’onere della prova non essendo, sempre secondo la prospettazione del ricorrente, onere del danneggiato dimostrare di aver prestato la dovuta attenzione per evitare il danno.
Le questioni di Diritto affrontate dall’Ordinanza
Analogamente all’Ordinanza n. 15839/2019, la Suprema Corte si trova ad affrontare la questione – tutt’altro che infrequente nella casistica giurisprudenziale – della caduta di un condomino sulle parti comuni dell’edificio e della responsabilità del Condominio ex art. 2051 c.c.
Il parallelismo con il citato provvedimento e con gli altri più recenti precedenti giurisprudenziali è d’obbligo, anche e soprattutto perché la disamina congiunta di detti provvedimenti offre un completo quadro della situazione ed il più recente “stato dell’arte” utile a tutti gli operatori del settore siano ...