L’emergenza sanitaria e la fase di lock down hanno costretto molti operatori a ripensare al modo in cui stipulare i contratti. L’impiego di strumenti telematici per negoziare clausole contrattuali e la conclusione di transazioni a distanza, in questa situazione di pericolo, hanno infatti prepotentemente scavalcato le modalità tradizionali e analogiche tuttora utilizzate per creare rapporti contrattuali e concluderli validamente. Molti consumatori, ma soprattutto professionisti e imprenditori, piuttosto che posticipare la stipulazione di contratti al termine della fase di lock down, hanno preferito la via digitale, concludendo contratti a distanza anche con importi di un certo valore o in settori più complessi che sino ad oggi erano rimasti appannaggio quasi esclusivo dell’incontro fisico tra le parti.
Basta solo pensare a quanto sta accadendo nel contesto lavorativo con lo smart working, all’aumento delle vendite nell’ambito del commercio elettronico e a quanto previsto dall’articolo 33 del Decreto Rilancio che prevede la conclusione e sottoscrizione semplificata [a distanza via email o con strumenti di messaggistica istantanea] di contratti relativi a servizi assicurativi o bancari.
In questo periodo dunque non vi è stato solo il semplice aumento delle transazioni online tra commercianti e consumatori, dove per concludere validamente un acquisto può bastare l’impiego della firma elettronica semplice [username e password] e del point and click, ma si è registrato anche un aumento dell’utilizzo della firma digitale e della posta elettronica certificata per la conclusione di contratti a distanza nel comparto business to business [si pensi ad accordi di partnership, a contratti di somministrazione o fornitura di materie prime, ad accordi di licenza di know how o altri titoli di proprietà industriale, al noleggio di macchinari industriali], dove il sistema della firma elettronica semplice certamente utile e celere per concludere una transazione ordinaria, deve necessariamente lasciare il posto ...