2. Le rendite nell'industria
Quando un infortunio sul lavoro oppure una malattia professionale provocano una diminuzione permanente della normale capacità lavorativa superiore a una certa percentuale, l’Inail corrisponde al lavoratore colpito una rendita permanente che viene comunemente ma impropriamente chiamata "pensione" (infatti, non deriva da contribuzione bensì dal pagamento di veri e propri premi di natura assicurativa). Altrettanto viene corrisposto ai superstiti se il fatto occorso provoca la morte del lavoratore.
La liquidazione della rendita avviene sulla base della retribuzione effettiva che è stata corrisposta all'infortunato sia in denaro che in natura nei dodici mesi precedenti l'infortunio o l'accertamento della malattia professionale.
Si tratta della retribuzione che è normalmente presa a base per il pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi Inail.
Però, se il lavoratore non ha prestato la sua opera durante tutto il periodo anzidetto, oppure non l'ha prestata presso un unico datore di lavoro ed è impossibile determinare il cumulo delle retribuzioni corrisposte dai vari datori, la retribuzione annua da prendersi a base per la determinazione della rendita è calcolata in maniera convenzionale.
Si considera, cioè, corrispondente a 300 volte la retribuzione giornaliera calcolata basandosi su quanto è stato possibile accertare (sempre nei dodici mesi precedenti l'evento che origina la rendita) seguendo un metodo di calcolo piuttosto particolare che non stiamo qui ad approfondire.
In ogni caso, la retribuzione annua di riferimento non può essere inferiore a un certo minimale, né superiore a un certo massimale.
Limiti che corrispondono a 300 volte una retribuzione giornaliera "ministeriale" rispettivamente diminuita e aumentata del 30%.
L'abbiamo chiamata "retribuzione giornaliera ministeriale" perché viene determinata con decreto interministeriale Lavoro-Economia ed è una particolarissima retribuzione "media", in quanto corrisponde ...