Capita che un lavoratore dipendente chieda all’azienda dei permessi perché c’è stato un lutto o una grave infermità di un familiare. In questi casi la legge riconosce al lavoratore il diritto di chiedere un permesso retribuito di tre giorni, documentando quello che è capitato in famiglia. Attenzione però a non equivocare: queste sono situazioni diverse da quelle che riconoscono permessi in base alla legge n. 104/1992 e che sono legate alla stretta e ricorrente assistenza di un disabile. Perché la ditta riconosca il permesso e paghi la normale retribuzione è necessario rispettare le condizioni poste dalla legge. I familiari interessati sono: 1) coniuge anche se legalmente separato; 2) parenti entro secondo grado: figlio, genitore, fratello, sorella, nonno, nipote; 3) altri soggetti componenti la famiglia anagrafica con stabile convivenza.
L’assenza non fa perdere la busta paga ed è completo carico del datore di lavoro. Si tratta di tre giorni lavorativi (sono ammessi anche frazionamenti a ore, esempio: sei mezze giornate), nei quali non si contano i giorni festivi e quelli non lavorativi (esempio: il sabato se in azienda si fa la settimana corta).
Per il permesso il lavoratore deve presentare la domanda. Basta inviarla al datore di lavoro e non anche all’INPS, che in questi casi non è parte in causa, dato che il rapporto è solo tra dipendente e azienda. Il lavoratore: 1) deve presentare la domanda di permesso all’azienda, precisando il motivo della richiesta e i giorni di assenza; 2) il tutto deve essere documentato: a) se è decesso occorre un certificato comunale; b) se è grave infermità occorre la relativa documentazione del medico specialista che opera nella struttura ospedaliera convenzionata con il Servizio sanitario nazionale.
L’assenza deve iniziare entro sette giorni dall’evento. In ogni caso il contratto collettivo nazionale di lavoro della categoria può prevedere condizioni di miglior favore.